mercoledì 14 novembre 2012

Cosa è la Gender Directive che partirà dal prossimo 21 dicembre?

Con l'entrata in vigore della Gender Directive, che porterà le compagnie a proporre tariffe vita unisex a partire dal 21 dicembre prossimo, si viene a determinare l'assenza di un parametro fondamentale per la valutazione del rischio di mortalità. Essendo la differenza media di mortalità tra i due sessi piuttosto elevata, la possibilità di valutare correttamente il rischio senza l'informazione sul sesso dell'assicurato risulterà fortemente limitata ed andrà ad impattare sulla definizione e sulla valutazione del rischio stesso. Un possibile approccio al problema è rappresentato dal tariffare basandosi sulla composizione attesa di maschi e femmine nel portafoglio che si andrà a costituire. In questo caso, la compagnia si espone al rischio di un disallineamento tra rischio assunto e premio richiesto nel caso in cui la proporzione tra maschi e femmine fosse diversa da quella attesa e nel caso in cui pur stimando correttamente la composizione del portafoglio, la distribuzione dei capitali elevati fosse più sbilanciata rispetto alle previsioni verso le persone di sesso maschile. Una possibile strada diversa è rappresentata dall'analisi e ricerca di quali altri elementi sono disponibili per valutare il rischio in modo accurato.Il fattore probabilmente più ovvio è l'abitudine al fumo. Diversi studi indicano, per alcune età, differenze di mortalità di circa due volte e mezzo tra fumatore e non fumatore; differenza che risulta più elevata di quella tra la mortalità maschile e femminile. Altri elementi che sicuramente influenzano la mortalità sono l'occupazione e il settore d'attività: la mortalità di alcune professioni è fino a tre volte più elevata, e anche qui il divario è maggiore rispetto a quello riscontrato tra maschi e femmine. Probabilmente il fattore che racchiude in sé molti dei precedenti è il livello socio economico dell'assicurato, ancora una volta molto più elevato delle differenze della mortalità media tra uomini e donne. É per questo che in alcuni mercati questa informazione viene utilizzata per definire il rischio sia di mortalità che di longevità. Un'altra idea è quella rappresentata dalla possibilità di considerare criteri per valutare un fattore determinante per la valutazione della mortalità, ovvero la componente accidentale, specialmente riguardo agli incidenti stradali. Negli Stati Uniti, per esempio, gli assicuratori possono accedere ai registri che indicano il comportamento alla guida degli assicurandi e usare le informazioni per tariffare il rischio nel ramo vita. Le compagnie sono abituate a chiedere l'attestato di rischio per la Rc Auto: potrebbe quindi essere utilizzato (magari insieme ai punti sulla patente) per la tariffazione del rischio vita? Il lavoro maggiore è rappresentato dalla raccolta dei dati a supporto delle analisi dei rischi. Una strada percorribile è cominciare utilizzando le esperienze di altri mercati, come già fatto per le malattie gravi e la Ltc, e nel tempo costruire database sempre più affidabili.

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