venerdì 24 febbraio 2012

La previdenza complementare non decolla

Il peso della previdenza complementare per l'economia italiana è ancora piuttosto ridotto: circa 50 miliardi di euro (il 60% delle risorse del settore) sono investiti sui mercati esteri, e le imprese italiane beneficiano di oltre 33,2 miliardi. "La riforma del decreto ministeriale 703 del 1996 sugli investimenti dei fondi pensione rappresenta l'occasione per individuare nuovi strumenti di investimento più consoni alle finalità del risparmio previdenziale", dice Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, "e che possono produrre ricadute economiche positive sul territorio, pur mantenendo l'obiettivo di massimizzare la sicurezza delle future pensioni degli iscritti. Andrebbero messi a punto prodotti di investimento dedicati ai fondi, idonei a convogliare risorse in favore di progetti di pubblica utilità programmati da Stato ed enti locali", aggiunge Corbello; "sul versante delle piccole e medie imprese si dovrebbero individuare prodotti cui indirizzare risorse da parte delle forme complementari, individuando anche specifiche garanzie, per la realizzazione delle quali andrebbe coinvolto lo specifico fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, disponibile presso il ministero dello Sviluppo economico". Assoprevidenza, insieme a partner come Finpiemonte, Fondo pensione Bnl e Comitato Torino finanza, si è fatta promotrice di un tavolo di lavoro, cui ha successivamente aderito la neocostituita Previdenza Italiana: il comitato è nato, su iniziativa della commissione Lavoro della Camera per accrescere la cultura previdenziale. Secondo Assoprevidenza è necessaria una particolare cura nel selezionare gli investimenti locali, in modo da sfuggire all'eccessiva concentrazione geografica ed evitare di replicare semplicemente l'andamento del Pil, un parametro che già governa l'evoluzione delle pensioni di base e che, oltretutto, non sembra particolarmente appetibile per il mercato, in primo luogo quello internazionale. Un'interessante opportunità in questo senso potrebbe essere rappresentata da titoli di emittenti che presentino un'adeguata diversificazione del business tra Italia ed estero, e in cui la quota di investimenti nazionali comprenda, a sua volta, un'opportuna rosa di strumenti finanziari locali. Insieme al tavolo di lavoro, Assoprevidenza ha elaborato alcuni principi guida  che dovrebbero informare le politiche di incentivazione nell'investimento in strumenti finanziari locali: facilitare l'ottenimento di rendimenti interessanti, ancorati per quanto possibile a garanzie minime, riconoscere specifiche agevolazioni sulla tassazione di redditi e plusvalenze, circoscrivere e definire adeguatamente i criteri che consentano di attribuire a uno strumento finanziario lo standard tecnico di locale, favorire le condizioni per la crescita di un adeguato mercato secondario, che ggarantisca condizioni di liquidità analoghe a quelle degli strumenti finanziari tradizionali. L'ultimo, infine, è regolamentare la composizione di questi investimenti, tenendo conto prima di tutto del potenziale effetto negativo che deriva da una sovraesposizione combinata del primo e del secondo pilastro, in termini di concentrazione geografica del rischio.

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