giovedì 2 giugno 2011

Il problema delle compagnie non autorizzate o a rischio crack scuote il mercato delle assicurazioni

Compagnie straniere a rischio crack oppure non autorizzate. E crescente evasione dell'obbligo assicurativo nell'Rc auto. La crisi economica sta provocando una crescita preoccupante di alcuni fenomeni distorsivi che investono l'industria italiana delle polizze. L'allarme è stato lanciato dall'Aiba nel corsi di un convegno tenutosi a Roma dal titolo: "Il mercato assicurativo europeo e italiano: vigilanza, affidabilità e tutela dei consumatori".

"In un periodo di crisi economica come quello attuale, c'è un'esasperata attenzione ai costi. Sul mercato italiano si affacciano imprese che offrono tariffe convenienti ma non hanno la solidità patrimoniale necessaria. Scegliere bene la compagnia rappresenta un momento fondamentale del nostro servizio - ha dichiarato Francesco Paparella, presidente dell'Aiba - come broker non possiamo assecondare richieste di copertura da parte di assicuratori non affidabili: in un momento di difficoltà non è certo facile, ma in casi del genere dobbiamo avere la forza di farlo nei confronti del cliente. Nella valutazione della compagnia, il rating rappresenta solo un indicatore. Bisogna guardare anche ad altri parametri di tipo operativo, come l'efficienza nel servizio di liquidazione dei sinistri. La scelta, inoltre, non è per sempre: bisogna seguire l'evoluzione del mercato ed essere pronti a cambiare assicuratore: il broker, del resto, non ha alcun vincolo di dipendenza. Abbiamo salutato con soddisfazione l'arrivo nel nostro Paese di compagnie straniere che operano in Italia in libera prestazione di servizi - prosegue Paparella - perché questo processo avrebbe consentito un ampliamento di un mercato eccessivamente concentrato: purtroppo, però, non sempre queste imprese possiedono le caratteristiche e i requisiti che vorremmo avessero. Il lodevole obiettivo dell'Unione Europea di aumentare la concorrenza del mercato non si è tramutato in un vantaggio per i consumatori perché sono difformi le norme di operatività richieste in ogni Paese. In Italia esistono vincoli normativimolto stringenti che garantiscono la miglior protezione dei consumatori, ma com'è accaduto, possono essere aggirati costituendo un'impresa in altri Paesi dell'Unione Europea per iniziare poi l'operatività sul territorio italiano in regime di libertà di servizi. Se si vuole un mercato unico, le regole devono essere uguali per tutti: i broker italiano hanno un carico burocratico e legislativo stringente e superiore a quello degli intermediari tedeschi o irlandesi, e questa disparità di trattamento si traduce in un ostacolo alla libera concorrenza. Chiederemo - continua Paparella - al legislatore europeo di apportare miglioramenti alle norme che regolano i regimi di libertà di prestazione di servizi e di stabilimento, perché le imprese e gli intermediari che ne vogliono usufruire devono avere solide capacità tecniche e finanziarie, per evitare gli spiacevoli precedenti che hanno messo a rischio la tutela dei consumatori".

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